WeGil
Largo Ascianghi, 5, Roma, RM, Italia
Maurizio Zanchi

Il WeGil è un’opera architettonica razionalista progettata da Luigi Moretti e inaugurata nel 1937 come Casa della Gioventù Italiana del Littorio. Essa è rappresentativa di un vero e proprio nuovo tipo edilizio utilizzato dal Regime come luogo in cui fascistizzare le nuove generazioni agli ideali della guerra, della razza e del dominio coloniale. Con la caduta di Mussolini lo Stato entra in possesso diretto dell'edificio e dalla fine della Seconda guerra mondiale viene dato in gestione a diverse associazioni ed enti pubblici. Durante questo periodo i simboli e i motti fascisti vengono rimossi (le aquile poste sull’arengario vengono depositate in magazzino) o coperti (la grande mappa geografica dell’Impero fascista viene nascosta con un drappo rosso). Nel 1989 l’edificio divenne proprietà della Regione Lazio e venne sottoposto a tutela ai sensi della legge 1-6-1929 come opera di interesse storico-artistico. Nel 2017, dopo un lavoro di restauro conservativo, l’ex Casa della G.I.L. viene riaperta al pubblico con il nome WeGil e trasformata in un hub culturale. Dal restauro riemergono i simboli presenti nell’edificio negli anni Trenta. La Regione non ha provveduto ad accompagnare queste tracce con dei pannelli esplicativi o delle brochures capaci di contestualizzarle. Questo rende l’edificio a tutti gli effetti un patrimonio scomodo. Infatti, le tracce riemerse si legano ai temi molto sensibili e attuali del colonialismo, della decolonizzazione e della mai avvenuta defascistizzazione della società e della politica italiana. Gli stessi visitatori del WeGil percepiscono questa assenza. Claudia, studentessa romana, ad esempio, mi confida che avrebbe voluto ci fossero delle informazioni riguardo la grande mappa geografica che riproduce l’Impero fascista alla quale non era riuscita da sola a dare una giusta interpretazione, e Giorgia, che avrebbe voluto spiegare al figlio Gioele quale fosse il significato della mappa, purtroppo senza riuscirci. Attivisti e artisti stanno tentando di risignificare i messaggi che il WeGil riesce ancora a veicolare e che lo rende a tutti gli effetti un luogo in cui si attuano strategie simboliche e materiali per mettere in scena memorie divise (Iuso 2021: 201). L’artista franco-algerino Kader Attia ha proiettato al WeGil un suo documentario sulla violenza razzista perpetrata dai cittadini francesi bianchi nei confronti di quelli neri proprio in un edificio che è stato costruito per formare dei futuri colonialisti. Ciò può sicuramente aiutarci a riflettere sulle scomode eredità che il colonialismo ci ha lasciato.