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La Sapienza, Università di Roma

Piazzale Aldo Moro, 5, 00185 Roma, RM, Italia

Mattia Pagano

La Sapienza, Università di Roma

«Mussolini, nella sua visione della Nuova grande Roma, ha dato un importante posto al problema degli studi». Con queste parole celebrative si apre lo spazio dedicato all’inaugurazione della città universitaria della Sapienza, il 31 marzo 1935, sulle pagine dell’Almanacco del Popolo d’Italia. Inizia così una nuova vita per lo Studium Urbis di Roma, che finalmente poteva godere della maestosità che, nelle intenzioni del governo, la «splendida capitale dell’Italia fascista meritava”. I lavori per la costruzione iniziarono nel 1932 e culminarono, dopo circa tre anni, con la cerimonia di apertura fissata per il 28 marzo 1935. Il complesso di edifici, completamente distaccato dal resto della città, costituisce un vero e proprio campus universitario sul modello americano, dando vita a una sorta di "città matrioska", una città dentro la città. La Sapienza, nelle idee di Mussolini, doveva rappresentare per lo studio ciò che il Foro rappresentava per lo sport. Secondo l’etnografia, il riconoscimento degli elementi fascisti all'interno della Sapienza sembra avvenire solo quando si è già entrati in contatto con esempi precedenti. Percorsi di vita, studi o contesti familiari sono gli elementi che permettono di identificare tali simboli. Per queste ragioni, il patrimonio della Sapienza e il suo passato sono spesso oggetto di contestazioni da parte di vari gruppi, e l’unica soluzione che sembra emergere è la violenza. I conflitti riguardano le diverse interpretazioni e significati legati al passato e le figure incaricate di produrli. In particolare, emerge chiaramente il problema della relazione con il presente e il modo complesso in cui si interseca con il passato. I diversi modi in cui gli abitanti della Sapienza ricordano il passato implicano diverse modalità di percepirlo e, di conseguenza, di utilizzarlo. Per questo motivo, il patrimonio della Sapienza sembra sempre tendere alla dissonanza, costantemente plasmato e modellato da vari attori in base ai loro interessi politici, economici e sociali. Questa dissonanza nasce dal fatto che vengono selezionati consapevolmente alcuni aspetti del passato, mentre altri sono lasciati nell’oblio, per proiettarsi nel futuro attraverso le lotte del presente. La scelta di quali aspetti del passato ricordare e quali silenziare è il risultato di un complesso processo politico: la memoria può diventare un vero e proprio campo di battaglia. Non sorprende, dunque, che molti degli abitanti non conoscano il passato dell’università. La mancata identificazione dei simboli fascisti è frutto anche di un lungo processo politico volto a risignificare il patrimonio.

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