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Stazione Roma Ostiense

Stazione Roma Ostiense, Roma, RM, Italia

Rocco Cillo

Stazione Roma Ostiense

«Povera Roma mia de travertino / te sei vestita tutta de cartone / pe’ fatte rimira’ da ’n imbianchino venuto da padrone!» Roma, 3 maggio 1938.
Così Pasquino, ispirandosi ai versi di Trilussa, salutava Hitler venuto in visita nella Capitale in un momento storico estremamente delicato. La Germania aveva appena annesso l’Austria mentre l’Italia cercava di nascondere la sua totale inadeguatezza e impreparazione a una possibile guerra. In quest’ottica l’estetica urbana svolgeva un ruolo fondamentale.
La città divenne la scenografia di un teatro volto ad impressionare ed accogliere pomposamente il cancelliere del Reich, un’operazione che sarà poi narrata magistralmente da Ettore Scola in “Una Giornata Particolare”.
Un esempio perfetto di questa messinscena è la Stazione di Roma Ostiense, dove Hitler fu accolto da Vittorio Emanuele III e Mussolini. Il luogo, infatti, doveva essere adatto ad accogliere “romanamente” il Führer, e così in pochi mesi passò da essere un piccolo scalo in piena campagna a un’opera monumentale fatta in realtà di tubi innocenti rivestiti con legno e stucco a simulare il travertino.
Il progetto di Narducci però ebbe fortuna, fu completato nel 1940, in vista dell’Esposizione Universale del 1942. La stazione, abbellita con i mosaici “latineggianti” di Rosso e Zaffuto, divenne così la porta perfetta per entrare nel cuore architettonico fascista della città: l’EUR.
Dopo la fine del regime, la piazza dove la stazione si affaccia, inizialmente dedicata a Hitler, fu rinominata Piazzale dei Partigiani con lo scopo di celebrare la Resistenza romana che lì vicino si scontrò con l’esercito nazista nel ’43. Si crea così un contrasto con l’architettura del luogo che fa parte di quell’eredità fascista di Roma - che per la sua mole ma soprattutto perché vissuta quotidianamente dalla popolazione - è rimasta intatta.
La stazione, attraverso il suo rigore razionalista, i suoi mosaici, i rilievi e le sculture - il cui giudizio estetico ho constatato essere percepito come indivisibile da quello etico - offre la possibilità a chi passa di riflettere su un momento storico tragico ma incancellabile.
Chi frequenta il luogo ha posizioni contrastanti. Da un lato, c’è chi propone di sostituire gli elementi fascisti con qualcosa che non rimandi a nessun colore politico e che renda così la stazione più neutra. Dall’altro - e in maggior numero - c’è chi esprime la necessità di preservare queste testimonianze ma soprattutto usarle per spiegare il passato, facilitarne la comprensione e generare più consapevolezza nelle persone. Vi è chi propone di installare delle targhe commemorative e chi - come Ian, una studentessa di Belle Arti che vive nel quartiere – suggerisce che più artisti aggiungano qualcosa alla memoria del luogo tramite delle installazioni non permanenti e sempre nuove.
Nel 2021 si solleva una polemica dovuta alla proposta dell’ex consigliere leghista di Colleferro di dedicare nuovamente l’attuale Piazzale dei Partigiani ad Adolf Hitler. L’opinione delle persone intervistate è sempre negativa al riguardo, vedendo l’idea come insensata, limitante dal punto di vista storico e umano. “Vittime del fascismo dovrebbero dare il nome a questo posto, oppure a idee che superano il fascismo, come libertà e unità” è la risposta di Hartmut Gastens, un turista tedesco venuto a visitare i mosaici della stazione.

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