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Obelisco Mussolini

Piazza Lauro de Bosis, Roma, RM, Italia

Simonetta Tocchi

Obelisco Mussolini

All’ingresso monumentale del Foro Italico, in corrispondenza del ponte Duca d’Aosta, l’Obelisco Mussolini, attualmente circondato da manifesti che invocano SPORT E SALUTE, si impone maestoso per richiamare il visitatore all’interno della struttura. Il Foro Mussolini, progettato e realizzato dall’architetto Enrico del Debbio dal 1927 al 1933, viene inaugurato il 4 novembre del 1932 e sarà ampliato successivamente dall’architetto Luigi Moretti.
«Altra città fu quella dello sport, il Foro Mussolini, oggi Foro Italico, un complesso di edifici a nord di Roma, in una posizione splendida, tra le pendici di Monte Mario e il Tevere; qui la retorica edilizia fascista ebbe ampio spazio, evidenziata nell’Accademia di educazione fisica e nello stadio dei Marmi con le 60 statue degli atleti, dono di altrettante province italiane. Dominò il tutto il monolito Dux, moderno obelisco in marmo di Carrara, esaltazione trionfale della persona stessa di Mussolini» (Cerchiai, Di Benedetto, Gatto, Mainardis, Manodori, Matera, Rendina, Zaccaria 2003: 1325).
Il duce segue da vicino il lavoro degli architetti e degli operai: «All’immagine moderna, quasi futurista in alcune sale, della Mostra della rivoluzione fa da contraltare quella del Foro Mussolini, che ricerca le radici nella tradizione romana. Entrambe congeniali alle celebrazioni del fascismo sono emblematiche della politica eclettica attuata in quegli anni nei confronti dell’architettura» (Nicoloso 2008: 48). L’Obelisco Mussolini, innalzato come simbolo del “rinnovamento nazionale” e della “grandezza italiana”, è composto da un monolite di marmo bianco di Carrara la cui altezza è di 17 metri e mezzo - che diventeranno 40 metri con il basamento in marmo - ed il cui peso è di 380 tonnellate. La cava di Carbonera, dalla quale proviene il blocco di marmo, appartiene a Cirillo Figaia - il “pirata dei marmi” - suocero del Presidente dell’Opera Nazionale Balilla, nonché committente dei lavori Renato Ricci. Nel 1929, in seguito all’estrazione, ebbe inizio il trasporto del grande blocco marmoreo con trentasei coppie di buoi e, raggiunta dopo cinque mesi la costa, il blocco fu imbarcato per Fiumicino, risalendo il Tevere per giungere a Roma il 6 maggio del 1932. A occuparsi del sollevamento dell’obelisco a settembre sarà lo stesso progettista, l’architetto Costantino Costantini, e dell’inaugurazione del 4 novembre 1932 nel Foro Mussolini “il Monolite” sarà protagonista in occasione del decennale della marcia su Roma. Il Cine-giornale Luce racconterà con un’intensa e dettagliata attività di propaganda il susseguirsi dei fatti che riguardano questo grande monolite, costoso e protetto da una cuspide d’oro, dall’estrazione all’innalzamento nel Foro Mussolini. L’obelisco, inoltre, riporta sia l’indicazione in verticale OPERA BALILLA ANNO X che una precisa dedica al duce, espressa dall’evidente incisione verticale nel marmo MUSSOLINI DUX, che di recente è stata al centro di un’accesa discussione e che suscita inevitabilmente riflessioni, tanto nella politica quanto tra i frequentatori - abituali e non - del complesso sportivo.
Risale al 2015 la proposta della Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, di cancellare dall’obelisco il nome del duce. Una proposta che è stata rapidamente contrastata, anche dagli esperti, in favore dell’architettura fascista: «La fine del Novecento fu infatti la fase storica in cui le linee epurate dell’architettura razionalista cominciarono a riverberare la loro luce sull’ideologia fascista e le pitture conobbero la fine della stagione censoria, proponendo di scindere il canone di un’estetica dalla simbologia del regime che l’ha voluta» (Iuso 2021: 202).
La richiesta di cancellazione di Laura Boldrini ha attivato un forte dibattito sulla stampa e in rete. Ha evidenziato come questo luogo di passaggio si confronta con importanti eventi sportivi e con la frequenza assidua di atleti e di studenti universitari, raccogliendo - proprio intorno al noto obelisco - appassionati di sport e tifoserie che possono “abitare” la concretezza della memoria fascista. Molte sono le opinioni a sostegno della conservazione di un passato “ormai lontano”, di una storia che “non si cancella”, eppure le voci che si levano in favore della cancellazione, più spregiudicate sui social, timidamente si fanno sentire anche sul luogo. L’identità costruita attorno al patrimonio culturale - in questo caso l’architettura fascista - si imbatte inevitabilmente in quei «monumenti inseriti nel paesaggio e perciò da condividere obbligatoriamente» (Nicoloso 2008: 272).
Questi spazi, tuttavia, possono forse aprirsi al «confronto con le diversità socioculturali» (Iuso 2021: 206), al dibattito delle relazioni, a quelle possibilità di conflitto che oggi li abitano e che possono mettere in discussione un’architettura non “scelta”, imposta dalla storia, talvolta sottratta al filtro del «vaglio critico» (Nicoloso 2008: 272).
Alcuni si fotografano sorridenti oppure nel pieno di una performance atletica ai piedi del monolite, altri lo inquadrano da lontano evocando il razionalismo, altri ancora chiacchierano o si ritrovano come di consueto; l’obelisco, però, non sembra potersi sottrarre a quel suo essere il più provocatorio dei monumenti fascisti in città, che “offende tutti gli antifascisti”, e qualcuno immagina anche di proiettare in occasione dei cento anni di Pasolini un'altra scritta, per sostituire “MUSSOLINI DUX” con “PASOLINI LUX” - “LUX contro DUX” - sovrapponendo alla violenza del regime la violenza - in rosso - della poesia.

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