Mosaici Foro Italico
Foro Italico, Viale del Foro Italico, Roma, RM, Italia
Simonetta Tocchi

La costruzione del Foro Mussolini, oggi Foro Italico, risale al 1927. Del complesso, progettato e realizzato dall’architetto Enrico del Debbio, fanno parte in quel momento soltanto l’Accademia di educazione fisica, lo Stadio in marmo con le sue sessanta statue di atleti donate dalle province italiane, lo Stadio dei Cipressi e l’obelisco Mussolini. Questo “Foro dello Sport”, che dovrebbe ospitare le Olimpiadi, è «il primo imponente episodio architettonico di un percorso di attraversamento nord-sud della capitale» (Nicoloso 2008: 57). Si ispira alla Roma imperiale ed è situato in un’area confinante con il Tevere alle pendici di Monte Mario: «In anticipo rispetto agli altri regimi totalitari, il fascismo individua nello sport un catalizzatore di identificazione nazionale, un formidabile strumento di propaganda, capace di fare presa anche sulle coscienze più refrattarie alla politica» – (Nicoloso 2008: 46). Alcuni valori dello sport agonistico - coraggio, volontà, forza - potranno, infatti, contribuire proprio attraverso l’ideologia e la fisicità alla costruzione politica e simbolica dell’“uomo nuovo” fascista, così come della “nuova Roma Imperiale” di Mussolini.
L’asse centrale dell’intera area corrisponde al Piazzale dell’Impero, che va dall’Obelisco Mussolini - opera in marmo dell’architetto Costantino Costantini - alla Fontana della Sfera - opera in marmo di Mario Paniconi e Giulio Pediconi del 1934 - posta su un basamento al centro di un’area circolare del diametro di tre metri ricoperta da mosaici.
Il progetto del Piazzale è dell’architetto Luigi Moretti e la «messa in opera della pavimentazione in marmi policromi nell’area sta per essere completata con ‘fascistica rapidità’ » - come recita il Giornale Luce - «da 400 tra scalpellini e mosaicisti della scuola specializzata dell’Opera Nazionale Balilla» in vista dell’inaugurazione presenziata dal duce nel maggio del 1937. Moretti, in accordo con i principi del piano regolatore originario, intende valorizzare l’ambiente circostante e mantenere lo stile celebrativo auspicato dall’ideologia fascista. La superficie dell’area supera i 7.000 metri quadrati di estensione, è composta da una banda centrale rialzata in marmo ai lati della quale si sviluppano due fasce decorate dai mosaici a tessere marmoree nere a che rappresentano figure mitologiche, simboli, atleti, animali, scritte ripetute, scene della mitologia, della Roma antica e della vita fascista.
La superficie circolare più ampia - oggi nota come Piazzale del Foro Italico - che avvolge la Fontana della Sfera, in particolare, è percorsa più volte da uno schema preciso e variegato al tempo stesso in cui si susseguono scene sempre differenti: le scritte Opera Balilla e Duce a noi si alternano, così come ritorna l’immancabile M di Mussolini.
Il lungo viale - conosciuto oggi come Viale del Foro Italico - è scandito da parallelepipedi marmorei, alcuni dei quali riportano le tappe fondamentali dell’epopea fascista, e vede affievolirsi, in alcuni punti quasi scomparire, la struttura dei tasselli - gli stessi utilizzati nella Roma antica - che compongono scene dei mosaici e scritte ricorrenti come DUCE, DUCE, DUCE o frasi come MOLTI NEMICI, MOLTO ONORE. Nel 2019 si è molto discusso riguardo alla potenziale “sparizione” dei mosaici, che a livello mediatico hanno sollecitato svariate proposte dall’alto - CONI, Sport e Salute - e dal basso, in riferimento a un’eventuale copertura degli stessi, a diverse soluzioni per un accesso all’area meno invasivo e, infine, alla provenienza dei fondi per il “necessario” restauro.
Oggi nel tratto che va dall’Obelisco Mussolini alla Fontana della Sfera - che si trova dalla parte opposta in linea con il monolite - è possibile passeggiare letteralmente sulle tessere ingiallite dei mosaici, calpestati dalle folle sempre diverse che “sfilano” sul Viale del Foro Italico per poter raggiungere il luogo di un evento sportivo o per interesse personale. Per la visita al complesso: «Nella pratica quotidiana, oggi il Foro Italico è luogo di passeggiata domenicale per le famiglie, di allenamento infrasettimanale per migliaia di giovani romani, ma anche di affermazione di appartenenza territoriale e ideologica in occasione dei derby cittadini fra i tifosi della Roma e quelli della Lazio. Una stratificazione dell’uso del monumento ideale per cogliere la pluralità di esperienze e interpretazioni che dal basso vivono, immaginano, praticano e contestano questo monumento abitato» (Iuso 2021: 203).
Nelle ore di calma diurna può capitare di sentire i visitatori occasionali leggere ad alta voce le scritte, che risuonano nel piazzale prima di essere cristallizzate in un fotogramma, magari da pubblicare sui social. Al contrario, chi entra con un tappetino soltanto per allenarsi, è poco interessato ai mosaici, quasi imbarazzato dalla comodità di una struttura decorata da simboli tanto evidenti eppure “scomodi”. I mosaici del Piazzale dell’Impero subiscono spesso la vivacità dei numerosi eventi che si svolgono all’interno del Foro Italico: qualcuno sul piazzale si sente invitato a soffermarsi su una scena e rimane a fissare il pavimento, altri fotografano frettolosamente ma la folla di solito impedisce di fermarsi a guardare, o peggio ancora a riflettere. Sembra possibile “risignificare” spazi monumentali, spazi pubblici, luoghi che si offrono alla «fruizione pubblica del passato» (Iuso 2021: 205), facendo dello Sport uno scudo che protegge dalle insidie della memoria e che garantisce quella “neutralità” predisposta al dialogo, in cui molti passanti si riconoscono mentre calpestano distrattamente la storia che i mosaici ancora - seppure con qualche crepa o “cancellatura” - raccontano. Quella stessa storia, che i più giovani rischiano di «ignorare del tutto» (Iuso 2021: 204), può riemergere prepotente e scuotere anche le più altere convinzioni, quando dei bambini con gioiosa insistenza invitano i genitori, leggermente turbati, a giocare con loro, balzando felici da una all’altra di quelle lettere che compongono la parola “DUCE”.