Mausoleo Graziani
Parco Radimonte, Affile, RM, Italia
Emma Ritarossi

Il mausoleo titolato a Rodolfo Graziani, una delle più note e controverse figure del fascismo, è stato inaugurato l’11 agosto del 2012, con una solenne cerimonia nel parco di Radimonte, presieduta dall’Amministrazione comunale e dall’allora assessore alla Mobilità della Regione Lazio, Francesco Lollobrigida. Il mausoleo sorge in prossimità della strada regionale che raggiunge il centro storico di Affile, collocato in uno spazio rialzato che affaccia sulla città. Il monumento è anche noto come “la piccola Predappio” in quanto è meta, assieme ad altri luoghi, di quel turismo nostalgico legato al periodo fascista. L’ideologia del Ventennio è percepita e veicolata, oltre che dalla titolazione del monumento, anche dallo stile architettonico, che chiaramente richiama quello littorio, e dalle due parole poste sulla sommità di esso, “patria e onore”, che fanno riferimento ai valori portanti del fascismo. Il mausoleo, dunque, è una chiara testimonianza di survival di un codice di significati, architettonici e non, che si intreccia però ad un revival, un ritorno di fiamma di titolazioni e nuovi monumenti più o meno dichiaratamente fascisti. Graziani è un personaggio strettamente legato alla città di Affile in quanto vi trascorse gran parte della sua infanzia e gli ultimi anni di vita. Dopo la sua morte, avvenuta a Roma nel 1955, le sue spoglie furono trasportate ad Affile, che oggi ospita la sua tomba nel cimitero vecchio. Questo fa sì che il personaggio risulti particolarmente rilevante per la memoria storica locale. La stessa lapide, oggi ripulita, è stata oggetto di atti contestatori molto forti proprio in seguito all’inaugurazione del mausoleo. L’ultimo è avvenuto nel 2014, quando la tomba venne imbrattata con della vernice rossa. La realizzazione del mausoleo è stata, ed è tuttora, al centro di polemiche anche a livello internazionale. Dai rilevamenti sul campo è emerso come la data dell’inaugurazione del mausoleo venga considerata uno spartiacque dagli stessi abitanti di Affile. Da quel momento in poi si sono succedute infatti, una serie di proteste, flashmob e atti vandalici nei confronti del monumento stesso. Gli affilani hanno iniziato a frammentarsi e ad auto-distinguersi tra fascisti e antifasciti proprio in relazione alla tolleranza o all'intransigenza verso il sacrario. La maggiore spaccatura percepita a livello locale vede coloro i quali considerano il monumento un palese atto celebrativo del gerarca e chi lo percepisce soltanto come omaggio ad un concittadino illustre, un valoroso soldato affilano, di cui è impossibile cancellare la storia. Ciò nonostante, si coglie una generale riluttanza ad affrontare l’argomento. Una criticità sollevata e ripetutamente evidenziata risiede nel fatto che la costruzione è stata finanziata da fondi pubblici regionali e dal comune di Affile giocando su un’ambiguità terminologica. I fondi, infatti, sarebbero stati concessi per la costruzione di un memoriale al Soldato e solo successivamente si è deciso di titolarlo a Rodolfo Graziani, il Soldato di Affile. Lo scalpore suscitato e la denuncia da parte dell’Anpi hanno determinato la revoca del finanziamento e la condanna, annullata dalla Cassazione nel 2020, del Primo Cittadino e di due assessori per il reato di apologia del fascismo. Il mausoleo a Rodolfo Graziani, dunque, si inserisce nel concetto di difficult heritage, ponendosi come esempio di patrimonio profondamente contestato ma allo stesso tempo esaltato, tuttora al centro di diatribe di ampia portata.