La statua di Antonio Pigafetta
Campo Marzo, Viale Roma, Vicenza, VI, Italia
TIBERIO DEL GRACCO

La biografia di Antonio Pigafetta è in gran parte avvolta nel mistero. Le informazioni di cui siamo a conoscenza derivano soprattutto dalla Relazione del primo viaggio intorno al mondo, suo resoconto di viaggio della prima circumnavigazione del globo, dal 1519 al 1522.
Antonio Pigafetta, nato probabilmente a Vicenza in un periodo non antecedente al 1492-1493 (Perocco, 2015), nel 1519 è in Spagna al seguito di Francesco Chiericati, commissario pontificio alla corte del futuro Carlo V. Mentre si trovava a Barcellona al seguito del suo signore, venne a conoscenza della spedizione di Magellano e ottenne il permesso per unirsi ad essa, entrando in servizio come criado (uomo di fiducia) alle dirette dipendenze di Magellano. La spedizione, il cui obiettivo era il raggiungimento delle Molucche per commerciare le sue preziose spezie, partì da Siviglia nel 1519 ed era costituita da 5 navi e 237 uomini. Durante il viaggio, nonostante varie difficoltà, vennero “scoperte” la Patagonia e lo stretto poi denominato proprio “di Magellano”. Raggiunte le attuali Filippine, dove lo stesso Magellano troverà la morte nel 1521 a Mactan, la spedizione raggiunse le Molucche e nel 1522 una sola nave e 18 uomini fecero ritorno a Siviglia. Pigafetta, dopo aver reso omaggio all’imperatore Carlo V, iniziò a girovagare per varie corti europee: le informazioni sulle sue vicende diventano poi sempre più incerte. La data di morte si può collocare all’incirca tra il 1525 e il 1532, in un luogo ignoto.
Le conoscenze di Pigafetta hanno riguardato vari ambiti. La sua opera presenta precise descrizioni delle abitudini delle popolazioni incontrate e di strumenti da esse utilizzati, di diversi dei loro vocaboli, i quali ancora oggi si rivelano testimonianze preziose per i linguisti.
Il valore del navigatore è stato riaffermato durante le celebrazioni per il cinquecentenario della circumnavigazione negli anni 2019-2022. Nella sua città natale, Vicenza, sono stati organizzati eventi culturali, mostre e diversi lavori di riqualificazione del monumento a lui dedicato (ViPiù, 2019). Le celebrazioni non si sono tenute solo in ambito italiano: ad esempio, a Punta Arenas, in Cile, si sono svolti festeggiamenti per l’anniversario della scoperta dello stretto di Magellano, su cui la città si affaccia, nonostante le difficoltà a causa della situazione pandemica di allora. Alcuni di essi sono stati invece annullati: tra questi, la posa di un busto del navigatore donato dalla città di Vicenza (ViPiù, 2021). Anche nelle Filippine si sono svolte importanti commemorazioni per il cinquecentenario della vittoria di Mactan. Nella città di Cebu, tra i vari eventi, è stata restaurata la statua di Pigafetta a Plaza Independencia, con una nuova targa in lingua tagal (Saavedra, 2021).
Queste celebrazioni dimostrano quanto sia ancora oggi riconosciuto il valore di Pigafetta. La questione che va posta, tuttavia, è discutere questioni imprescindibili di quel viaggio, perché non bisogna dimenticare che Pigafetta era “figlio della sua epoca”: non mise mai in discussione l’istituzione della schiavitù o la cristianizzazione pressoché coercitiva dei popoli incontrati, e la prelevazione forzata dei nativi locali lungo la rotta, per farne dono ai regnanti. Tratto fondamentale e pervasivo fu il potere stesso di “nominare” cose o addirittura persone con logiche esclusivamente europee. Le conoscenze stesse riportate da Pigafetta presuppongono rapporti ineguali: ne è esempio la raccolta dei vocaboli dei patagoni, realizzata attraverso le informazioni rese da un nativo ridotto in catene (Pigafetta, 1956). La concezione stessa di “scoperta” andrebbe ridiscussa, perché, come dimostra la stessa “Relazione”, l’area del Sudest asiatico era già interconnessa con altre regioni geografiche, come dimostra il fatto che nelle Filippine la spedizione, durante i primi contatti con gli insediamenti locali, incontra anche un mercante “moro” (Pigafetta, 1956).