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Cimitero Militare Germanico

Caira, Cassino FR, Italia

Lorenzo Vecchio

Cimitero Militare Germanico

Su di un piccolo colle della Valle Dei Santi, nella città di Cassino, un cimitero alberato padroneggia la ridente frazione di Caira. Il Colle Marino ospita dal 1964 uno dei più grandi cimiteri militari germanici d’Italia, con oltre 20.000 tombe. Fu eretto dal Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge, associazione sorta nel 1919 in risposta alle direttive del Trattato di Versailles che prevedevano la costruzione di sacrari militari (Totenburg) in onore delle vittime della Prima guerra mondiale. Nel 1933, il Volksbund si sottomise volontariamente alle politiche del governo nazionalsocialista, per poi precipitare con esso al termine del Secondo conflitto mondiale. Con la costituzione di un nuovo direttivo nel 1949 - epurato dalle correnti naziste - e con il mandato del Bundestag del 1953 di occuparsi dei cimiteri militari all’estero, l’associazione riprese la sua attività a pieno regime.
Mentre era in corso la fase di ricostruzione della città di Cassino - teatro di un durissimo conflitto tra tedeschi e alleati durante la Campagna d’Italia - il Volksbund si occupava di recuperare tutte le salme dei soldati tedeschi del Sud Italia al fine di garantire loro una degna sepoltura.
La scelta di costruire una Totenburg lungo le pendici di Montecassino incontrò forti critiche, perché la sua forma ricordava un’architettura di stampo etnico-nazionalista tipica del movimento populista tedesco völkisch, che inneggia al primato della collettività sul singolo individuo; ma la disponibilità di un sito più ampio nella frazione di Caira fornì all’architetto Tischler lo spazio sufficiente per inumare tutte le salme dei soldati.
A oggi il cimitero continua a essere curato dal Volksbund, il quale ha totalmente risemantizzato i suoi obiettivi e i punti di riferimento ideologici: da promotore di istanze nazionaliste a promotore di una cultura di pace, avvalendosi di incontri ed eventi di formazione per i più giovani.
Nonostante il cimitero ospiti i soldati tedeschi che nel ’44 occuparono la città di Cassino - rendendosi protagonisti di razzie, violenze e soprusi - i cittadini, senza aver incontrato finora alcuna opinione contraria, non provano alcun rancore per loro. L’atteggiamento apologetico investe tutti gli intervistati. Alla domanda: «Provi qualche risentimento nei confronti dei soldati che si battevano per una ideologia che noi condanniamo?», la risposta era sempre volta a giustificare l’operato dei “poveri soldati” che - nati nel posto sbagliato e nel periodo storico sbagliato - hanno dovuto obbedire agli ordini impartiti dall’alto, perdendo la vita. Inaspettatamente, erano i familiari dei soldati tedeschi a provare acredine nei confronti degli italiani, “voltafaccia e traditori”, firmatari dell’Armistizio di Cassibile.
«Nessun odio, nessun rancore provo per te, fratello», recita l’incipit di una poesia che un cittadino del posto, Mariano Grossi - detto il Poeta - ha scritto in occasione della mia ricerca. E proprio con lui che ho svolto la mia ricerca sul campo, percorrendo il paese a bordo di una Fiat Panda blu.
In compagnia del mio Ogotemmeli cairese ho avuto la possibilità di ascoltare le testimonianze di Domenico Fiore, ex custode del cimitero; di Antonio Grossi, manovale durante i lavori di ristrutturazione; Giovanni D’Orefice, professore di storia e filosofia, giornalista e fondatore di alcune testate giornalistiche locali; e infine don Claudio Monti, parroco milanese impiantato a Cassino da quattordici anni.

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